lettera di Don ermanno

Addis Abeba, 2 Aprile 2025

Carissimi amici, ho molte idee nel cuore di cui vorrei farvi parte, per cui sedetevi tranquilli e godetevi lo spettacolo. Vi ricordate? Nell’ultima mia lettera vi avevo detto che avrei avuto presto qualche novità da comunicarvi.

Due anni fa, con uno staff della Diocesi di Addis Abeba, ero stato coinvolto in un programma di accompagnamento psico-spirituale per giovani, un progetto interessante. Tuttavia, a causa di divergenze inconciliabili su alcuni principi teologici sottostanti al lavoro di quello staff (divergenze su principi, non di rapporti personali), non mi è stato più possibile collaborare. Non vedevo più davanti a me alcuno spazio per un mio contributo specifico e così avevo preso seriamente in considerazione un mio definitivo rientro in Italia.

Una diocesi italiana era già pronta ad accogliermi e sarei partito volentieri, sapendo di quanto bisogno ci sia anche in Italia per l’annuncio del Vangelo. Senonché, dopo essermi confrontato con vecchi e saggi amici, dopo essermi immerso in un periodo di preghiera e di discernimento più intenso, sono arrivato alla conclusione che lasciare l’Etiopia non avrebbe avuto senso. L’Etiopia è la mia seconda patria, questo paese ha forgiato la mia personalità non meno di quanto lo abbia fatto il mio ambiente natìo. Il Signore mi ha mandato qui ancor prima che fossi ordinato sacerdote.

Alla fine ho deciso di restare, certo che, al di là di quanto riuscirò a realizzare qui, tanto o poco che sia, dare testimonianza, portare luce e consolazione sui passi del Vangelo, è in fondo l’unica cosa che il Signore vuole da me.

Detto questo, parlando con il mio Arcivescovo (e Cardinale), ci siamo accordati su un progetto a favore di studenti che si preparano all’esame di Maturità. Ogni anno, su base nazionale, solo una percentuale che va dal 3% al 5% riesce a superare questo esame. Se noi accogliamo un centinaio di questi studenti in una sorta di ostello, in cui trovino tempo, spazio, libri, strumenti, un letto e un pasto al giorno assicurato, possiamo ottenere dei risultati importanti: anche il 100% di loro potrebbe farcela.

Ciò che è più rilevante sarà creare un ambiente umano capace di riprodurre le sane dinamiche tipiche di una famiglia, a sostegno del cammino intellettuale e professionale della persona, un ambiente capace di aprire la persona ad una visione trascendente dell’esistenza. Si tratta di creare un’esperienza di famiglia, secondo lo spirito di San Giovanni Bosco. Si vivrà insieme ai giovani, giorno e notte, si mangerà insieme a loro, si lavorerà come in una comunità. Si offriranno corsi di lingua inglese, araba e cinese. Si scaverà un pozzo idrico, che sarà di beneficio a tutto il vicinato (in Addis Abeba l’acqua è erogata due giorni alla settimana e solo per poche ore).

Per questo occorre tracciare una recinzione, scavare un pozzo idrico e costruire un edificio a tre piani di 320 metri quadri. Ho vissuto con i Salesiani per tanti anni, non preoccupatevi, so dove si va a raccogliere fondi.

Penso di farcela. Voi dovete solo pregare… e continuare ad acquistare stelle di Natale, torte di San Valentino, mele e tutto il ben di Dio che trovate al mercatino di Alserio. Mi raccomando, pregare!

Questa sarà almeno la prima fase del progetto. Più avanti si potranno offrire corsi brevi, tipo pizza, pasticceria, sartoria, parrucchiera, idraulico, ecc. Per questo occorrerà un altro edificio a due piani, per allestire dei laboratori. Ma si farà più avanti, non c’è fretta (sono figlio di Don Bosco, ma non veloce come lui: lui dormiva cinque ore a notte, io di più). A giorni comunque la Diocesi mi affiderà un terreno.

Ci sono già buone prospettive di finanziamento, occorre solo mettere benzina sul fuoco (preghiera, preghiera!). Una volta affrontate le spese iniziali, per le spese ordinarie e di gestione, mi verranno incontro i vostri acquisti. I greci dicevano che il rischio è bello: qui non c’è rischio, solo una scalata un po’ ripida, da percorrere senza fretta e insieme, soprattutto con grande fiducia in Dio.

Vi sono vicino in questo cammino di Quaresima. Vi raccomando la preghiera e il digiuno. Gli Etiopi digiunano seriamente: per più di quaranta giorni non mangiano mai carne, uova e latticini. E stanno benissimo, in perfetta salute. Il digiuno, di cui molte false spiritualità si stanno appropriando perché noi l’abbiamo negletto, fa tacere il corpo perché possa parlare lo spirito, ci addomestica agli impulsi che vengono dall’Alto.

La preghiera chiede, il digiuno ottiene, la carità riceve.

Dio benedica le vostre vite, il vostro lavoro, le vostre famiglie. Abbiamo sempre fiducia in Colui che presto viene.

Ne approfitto anche per ringraziare della sollecitudine col quale questo progetto è stato accolto dai sacerdoti della Comunità di San Vincenzo.

Un fraterno abbraccio a tutti e buona S. Pasqua.

Vostro in Gesù, Abba Ermanno